Phi

Compulsivamente
apparsa con più e
più moti -laterale-
basso-laterale-alto
discendente e
ancora, ancora
su bianco
in più varianti //
scorre il gesso
le dita
impiastricciate // una phi
un’altra ϕ ϕ ϕ ϕ ϕ ϕ
compulsivamente

 

Immagine: “Phi” [olio, acrilici, gessi, acquerelli su tela]

Cieli

Affascinano i cieli quando

i rosati incontrano gli azzurri e

i bianchi increspano la volta

 

Attonito lo sguardo insegue

il rimestare aereo, l’andirivieni piumato

le sagome lontane

 

Affascinano i cieli con le loro

vaste aperture, finestre

infinite su contenute sclere

 

Il terso giorno, la profonda

notte e quelle intermedie

fasi in cui né notte, né giorno

ma passaggio e schegge,

dell’uno e dell’altro, nell’uno

e nell’altro

 

Affascinano i cieli quando

il respiro insegue ed emula

il ritmo delle nubi

 

E si fa più denso, intenso

scuote lo spirito e rasserena

 

Immagine: “Schegge celesti” [acrilici e matite acquerellate su carta filigranata]

Granelli

Piccole dune subacquee …
Un granello più scuro, uno
più chiaro

Quanti, in una porzione?

L’ombra scurisce ma non offusca.

La silenziosa bellezza sta, eppure muta
costantemente
in sé e nel tutto

Ora incorniciata da motivi solari,
cambia al passo dell’onda.

Un rombo,
una linea,
un arcobaleno

E ancora l’onda avanza

E ancora, l’onda si ritrae

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Si consiglia d’ascoltare il canto delle onde (qui o altrove)
Dipinto: “‘A beccaficu”, acrilico e china su cartoncino (A4)

Attieniti al piano

Largamente stare
e più ancora sopravvivere
nel ristretto libero vicolo
con l’illusione di
con il pensiero di

!Nessun re, nessun sovrano!

Dà un’occhiata
prendi l’arma
esplodi nello sdegno

//Attieniti al piano
asseconda la marcia
attieniti al piano
suona la marcia//

Nel ristretto libero vicolo
le foglie sono larghe e gli
steli alti, la rosa spina
t’assopirà al tocco

//Attieniti al piano
asseconda la marcia
attieniti al piano
suona la marcia//

Un gioco di specchi
dove il riflesso è ombra
pensata, costruita, diluita

In frantumi, il vetro acquista
consistenza,
verità

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Immagine: “JN3” (digitale)

Stimoli

Non c’è luogo in cui andare.
Prima che sappia, oh che tu sappia
che non c’è fine al di là della montagna
ricorda che non importa
la spina o la spinta del vento.

Troppo legato alla gabbia,
non c’è luogo in cui la lotta possa condurti.

Ricorda:
la spina è il lampo conficcato nella carne.

Senti quel che devi,
separi il superfluo,
dimentichi te stesso
nell’oppressione del cuore.

Non c’è luogo in cui andare,
non c’è fine al di là della montagna,
non importa la spinta del vento.

La spina sarà sempre lampo
e la carne lacerata
sanguinerà il verbo dell’eterno.

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Quadro: “Marie in Caravelle” – ityart – collezione privata

Ofelia

Mia cara sorella
sento il sale delle tue guance
e l’ardito battere nel petto

Mia cara amica
odo i passi tuoi veloci
e leggeri scivolare in corsa
per i verdi prati

Mia cara compagna
sento, ancora, il pulsare
feroce delle tempie tue
in ebollizione

Mia cara, carissima vicina
avverto lo scrosciare dell’acqua
e il tonfo sordo del corpo tuo
sprofondare tra i flutti

Mia cara e sempre carissima
chiaramente vedo e sento
le libellule ronzare su ninfee
e fiori che teneri incorniciano
il candore tuo virginale

Mia cara, infinitamente cara
orchidea, ormai fiore tra fiori,
accolgo il tuo profumo come emanazione
ultima della tua essenza.

Riposa e in pace fluttua
per noi, tutte.

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Dipinto: “Ofelia” [olio e acrilico su tela, 40×50] – ItyArt

Dong

Quando la transizione diventa
Campana
fioriscono. Le spose
sono vergini fiorite,
tutte, a
Maggio. Senza
dubbio, la notte
nel candore. Le spose,
le campane, i codici morse. I codici.

Le Moire sono spose fiorite e
Campane. Il dong è un
gancio rovesciato, molletta, ricciolo.
Tanti. Rovesciati. Lo cantano
nell’Eco. Per la luce,
per il suono, oltre la collina.
Urlarlo, urlalo, urlarlo,
Urlalo.
All’eco, oltre la collina.

 

Immagine: “Volto” – acrilici su carta
Testo: da “Ity

Luce

Ciò che la notte cela
al giorno è canto
sommesso. Brivido
lento, respiro
interrotto.

Ciò che la notte cela al
giorno è lo sguardo socchiuso, il pensiero
velato, la parola taciuta, le
mani giunte.

Ciò che la notte cela al
giorno è ciò che il
Giorno promette alla
Notte: flebile bisbiglio,
Luce cheta al di là
del prorompente bagliore.

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Poesia: IX, tratta da “Righe fiumane (download gratuito silloge)
Immagine: Noi” (acrilici su tela, 50×60, non disponibile)

Le creature

Sono creature amorevoli
quelle che indichiamo ai nostri ricordi.

Creature falsate
stanno
su fiumi e crini di archetti.

Quelle creature adorabili,
selvagge e notturne,
danno la mano e indicano l’orizzonte.

Le creature amorevoli
stanno ai bordi dei laghi
ribollono nel catrame.

E parlano,
la notte.

Cantano,
la notte.

Quelle creature amorevoli,
notturne e colme di sabbia.

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Immagine: “Sogni” ©  ityart
Acrilici su carta (21 x 29)

Aprilcoat - olio e acrilico su tela - ityart

Ai tavoli

L’uomo al microfono ha cappa
e coltello. Il colletto è
piegato, bianco-umido.

Ritto, declama ordini e menzogne.

Al tavolo, una donna ordina
una sfera e un calice di vino.

E il suo cappotto è un mondo
e il suo mondo è un castello di carte
e le carte scivolano via all’incedere del vento.

Un merlo appollaiato, fischia.
“Il merlo è un corvo.”

Il corvo multicolor,
si abbina al
lombrico dal colmo ventre.

Appollaiato, canta e mente.
“La scorsa notte ero un’anima
immortale.”

La scorsa notte era un
portone chiuso.

La scorsa notte, era.

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Dipinto: AprilCoat

Olio e acrilico su tela
4 x 80 x 60 cm
Avola,  2015