graticola-acrilico su carta-ityart

MDC

Trovare l’angolo esatto,
il frammento di stoffa
ove il tondo comodamente poggia
e le parallele s’allineano
verticali e inclini alla genuflessione.

Trovare l’angolo
stare, resistere.
Resistere e scalpitare.
Resistere, scalpitare, stare.

Sogghignare nella stasi.
Una smorfia di supremo disinteresse.
Manifesto indifferente e opportunista.

Trovare l’angolo,
quello esatto
ove posare le terga
e sollevarle mai.

Incurante. Di tutto.
Indifferente. A tutti.

Una porzione minoritaria dettata dal caso.
“Chi ha due non gioca più” – diceva il saggio.

Minimi Denominatori Comuni eternamente ritornanti
a sfregio della collettività.

In barba al lutto.

Pretenziose, vanesie piume su rotolanti macerie.

Chi ha due non gioca più.

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Immagine:
“Graticola”, acrilici su carta, ago e dita – formato A4. © ityart

FQ: Crisi di Governo

Proletariato-ityart-ilary tiralongo-dipinto

Proletariato

Il futuro di un dito nell’oscillare del polso –

agli incroci, le notti sono parte del quadro.

 

Strappare il velo con lame di ghiaccio:

il portatore di luce

ha 100 mila fogli color petrolio

li strappa e sparge in 100 mila pezzi

e tutti cantano il proprio motivo

 

e l’astenia è una macchia cremisi

su superfici candide che si espande ed espande

verso il tetto

 

e riempie la sanguigna volta

e le campane suonano, e tutti oscillano

alla viscosità eterna.

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Immagine: Proletariato
Olio e acrilici su tela

Carnival-acrilico su carta-ityart.com

L’acrobata

I.

Una girandola sull’asse verticale,
allarga le estremità superiori e alza il capo,
il sole la riscalda, il cielo un mare abbagliante.

Una pioggia di colori e suoni invadono i suoi sensi,
frenesia e concitati respiri, putti in ascesa e
coriandoli febbrili.

Un esercizio aereo,
una pioggia dorata.

Il corpo come spire, lo spirito una nuvola.

II.

Una nuvola cammina su pezzi di vetro.
Dicono sia fatta di piume.
Dicono il suo fulcro sia una gabbia e
che lì abbia la sua ispirazione.

La gabbia è fatta di acciaio,
contiene un ramo.

III.

Un ramo dimora in una gabbia d’acciaio
ed è secco.

IV.

La girandola sull’asse verticale,
allarga le estremità superiori e alza il capo,
il sole la riscalda, il cielo un mare abbagliante.

Vortica la girandola
e il suo momento è una costante.

V.

Una girandola vortica sull’asse verticale,
il sole la riscalda, il cielo è un mare abbagliante.

VI.

Una girandola
allarga le estremità superiori, alza il capo,
respira.

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Dipinto: Carnival
Acrilici su carta, 21×29,7

Manifesto a colori

Pare che colori vivano nel bianco e
che il bianco, scomposto, generi arcobaleni.

Pare che bianco e nero siano in contrapposizione.
Pur completandosi.

Pare che ogni colore aspiri all’unicità.
Pur restando comunque e sempre colore.

E pare che non importi l’aspirazione suprema
di essere un buon colore. Un colore pastoso,
luminoso, umido e brillante.

O comunque un colore.

Non importa, no.

La mano che li mesce, sì. Importa.

E il pennello, sì. Importa.

Pare che stia a loro.

Ma che se ne farebbe poi un pennello dei suoi virtuosismi manipolatori
e la mano del fine suo movimento se poi il colore – sì,  proprio il colore –
non fosse dotato di quelle particolari caratteristiche che lo rendono

colore.

Brillante, pastoso, umido e luminoso.

E comunque colore.

Eppure, prevale la mano. E pure il pennello.
E quello che mano e pennello fan credere ai colori.

Poveri colori. Dimentichi delle loro capacità rivoluzionarie.

Basterebbe uno schizzo fuoriposto, una goccia di traverso, un inghippo nella stesura
e l’intenzione della mano e del pennello, puf, diventerebbe vana immaginazione.

Un piccolo, piccolissimo atto ribelle. Basterebbe.

Basterebbe?

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Immagine: Ity
Acrilico su carta, 21 x 30

Aprilcoat - olio e acrilico su tela - ityart

Ai tavoli

L’uomo al microfono ha cappa
e coltello. Il colletto è
piegato, bianco-umido.

Ritto, declama ordini e menzogne.

Al tavolo, una donna ordina
una sfera e un calice di vino.

E il suo cappotto è un mondo
e il suo mondo è un castello di carte
e le carte scivolano via all’incedere del vento.

Un merlo appollaiato, fischia.
“Il merlo è un corvo.”

Il corvo multicolor,
si abbina al
lombrico dal colmo ventre.

Appollaiato, canta e mente.
“La scorsa notte ero un’anima
immortale.”

La scorsa notte era un
portone chiuso.

La scorsa notte, era.

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Dipinto: AprilCoat

Olio e acrilico su tela
4 x 80 x 60 cm
Avola,  2015

La deriva della forma

Alla deriva della forma

cumulonembi in lotta,

nell’ombra la lacrima rimbalza sul tuono

 né più né meno che gocce

Nell’ombra le tracce della richiesta

vorrài, non vorrò

sarai, non sarò

Intimidisce il segno della resurrezione

una forma tra le fiamme

il dolore dell’ombra arriva dalla macchia

chiedi a chi vorrà, non vorrò

I santi marchiano a fuoco

il dolore è lo stigma dell’onta

nel peccato, la cenere é l’ombra

Immagine: Inside, ityart

Come è la terra, così è il cielo

Come è la terra, così è il cielo
In fiamme
Nell’oro rosso del pianto

Come è la terra, così è il cielo
Un’aspirazione volatile
Un salto nel buio

Come è la terra, così è il cielo
Come un balzo, di casella in casella
E il rischio di…

Come è la terra, così è il cielo
Inciampare al bordo,
Distanti la pietra, il piede e il balzo

Come è la terra, così è il cielo
In mutamento, terribile e costante

Così è il cielo, come la terra
non ci appartiene.

Immagine: Il gioco del mondo

incendi-ityart-ilary tiralongo

Rosso e blu

Foto: “Fires”, acrilico su carta

 

La notte che non è notte, avanza.

Voci. Porte.

S’aprono e chiudono. Porte.

Silenzio. Chiudi le tende.

La notte che non è notte, avanza.

Urla. Porte.

S’aprono e chiudono. Porte.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

Il cielo non ti appartiene.

E ancora.

Il baluginare delle stelle. Non vedi.

E ancora.

Gli stormi passano lontani.

Gli stormi, i tramonti, le nuvole, il respiro.

E ancora.

Serri le grate.

E ancora.

Serri il pensiero.

Muori da vivo.

E ancora.

Vivi da morto.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

Il respiro che non è respiro, svanisce.


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