Notturno

Dai boschi, quando cala la notte,
i rossi e i verdi incantano i viandanti.

I solchi nel fango sono ora le ombre
dei morti.

Cosa faranno della loro preziosa compagnia,
le ombre, i passi…?

Quando cala la notte, nei boschi,
i rossi e i verdi intonano legami
profondi, tentano le fedi.

Sullo sfondo, puoi sentirli ridere.
Nel profondo, riconosci la loro attesa.

Prendi la mano, allora, e cammina sotto
le luci brillanti, inoltrati nei verdi,
carezza i rossi.

Siamo i solchi che accompagnano le
anime perdute.

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Immagine: “Lucciola” (acrilici su carta assorbente, formato A4)

Proletariato-ityart-ilary tiralongo-dipinto

Proletariato

Il futuro di un dito nell’oscillare del polso –

agli incroci, le notti sono parte del quadro.

 

Strappare il velo con lame di ghiaccio:

il portatore di luce

ha 100 mila fogli color petrolio

li strappa e sparge in 100 mila pezzi

e tutti cantano il proprio motivo

 

e l’astenia è una macchia cremisi

su superfici candide che si espande ed espande

verso il tetto

 

e riempie la sanguigna volta

e le campane suonano, e tutti oscillano

alla viscosità eterna.

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Immagine: Proletariato
Olio e acrilici su tela

Carnival-acrilico su carta-ityart.com

L’acrobata

I.

Una girandola sull’asse verticale,
allarga le estremità superiori e alza il capo,
il sole la riscalda, il cielo un mare abbagliante.

Una pioggia di colori e suoni invadono i suoi sensi,
frenesia e concitati respiri, putti in ascesa e
coriandoli febbrili.

Un esercizio aereo,
una pioggia dorata.

Il corpo come spire, lo spirito una nuvola.

II.

Una nuvola cammina su pezzi di vetro.
Dicono sia fatta di piume.
Dicono il suo fulcro sia una gabbia e
che lì abbia la sua ispirazione.

La gabbia è fatta di acciaio,
contiene un ramo.

III.

Un ramo dimora in una gabbia d’acciaio
ed è secco.

IV.

La girandola sull’asse verticale,
allarga le estremità superiori e alza il capo,
il sole la riscalda, il cielo un mare abbagliante.

Vortica la girandola
e il suo momento è una costante.

V.

Una girandola vortica sull’asse verticale,
il sole la riscalda, il cielo è un mare abbagliante.

VI.

Una girandola
allarga le estremità superiori, alza il capo,
respira.

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Dipinto: Carnival
Acrilici su carta, 21×29,7

Foglie-ItyArt-IlaryTiralongo

Foglie

Foglie sole, in bilico
raggruppate, in bilico.

Germogli, in bilico
sempreverdi, in bilico
caduche, in bilico.

Foglie e comunque foglie
aspiranti il volteggio in brezza,
il candido bacio,
il caldo guanto.

E pur sempre foglie
in bilico, in caduta
tra una prescrizione e un’ammonizione.

E comunque foglie,
cadenti, cadute
tra ritardi, errori colposi e dolosi.

E pur sempre foglie,
alla mercé del vento,
del dolo della volontà altra.

E in ogni caso
foglie
resilienti, resistenti
al richiamo del falcidiante abisso.
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Immagine: Leaves
Acrilici su carta
Formato:21 x 30

Let them be

Immagine: Profilo, ityart

Lasciate che seguano la
loro via,
che le stelle
fluttuino come fiocchi.

Let them flow
their own way
let the stars
float as flakes.

Lasciate che parlino,
danzino, urlino,
creino il flusso.
Il loro.

Lasciate che siano.

Let them speak,
dance and scream,
Let them make a flow.
Their own one.

Let them be.

 

Su macerie e bagliori

Pensavo alla candida perfezione di un fiocco invernale, regolare e fedele a se stesso.
Pensavo alla candida, democratica accettazione esistente tra i fiocchi.
Diversi, tutti, l’un dall’altro
egualmente scivolano tra le distanti nubi e i freddi cieli.

E ricordano le perle, generate da morbidi architetti intrappolati in dimore sabbiose. Nate da
scorie, scarto /come fango/ modellate in circolare candore.

E ricordano le saline produzioni oculari, come quando il pungente chiarore s’insinua tra le sclere
o l’intirizzente blu blocca le articolazioni.

Costringendo l’occlusione. Oculare quanto gestuale.

Pensavo a quante differenti, imperfette, perfezioni esistano e a quante macerie, scarti e scorie le circondino.
Pensavo alla luminosità dei fiocchi, delle perle, degli sguardi dopo le tempeste, dopo i geli, dopo le chiusure.
Pensavo a quanto richiamino la maestosità dei cieli, la delicata danza dei venti, l’immensa profondità degli abissi.

E così ho rammentato perché fiocchi, perle e lacrime ricordano l’imperfetta
meraviglia che suscitano il vivere e i viventi, tutti.
Nonostante le scorie, nonostante le macerie.

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Foto: Madonna delle macerie

Tra luci e colori

Avete fatto caso alla delicatezza che la luce ottobrina è capace di emanare?

Le finestre ed ogni oggetto, dalla sedia al bicchiere, dal tavolo al dorso della mano sono sfiorate da un tenue bagliore. Quasi sacro, quasi eterno. Ci si chiede se questa luce sia capace di far trasparire la vera essenza delle cose… intanto sovviene alla memoria la cara Gertrude “una rosa è una rosa è una rosa” e con lei verrebbe d’affermare che tutto ciò che è, puramente esiste. Eppure, come non notare e glorificare con sguardo e spirito la vibrante essenza che ogni elemento emana sotto questa luce?! Sarà questione di prospettive, angolazioni, sguardi o propensioni… ma, oggi, ogni cosa che nella sua concretezza è percepibile mi appare sacro e circonfuso d’un alone altro, magico.

Questo bicchiere è una rosa, questo tavolo è una rosa, questa mano è una rosa e comunque bicchiere, tavolo e mano. Comunque loro stessi, comunque altro.

In tale apnea sognante, la luce chiama il colore e il colore la carta e la carta le dita e uno stuzzicadenti, per le linee sottili. Sentire la luce e il colore tramite il calore dei polpastrelli è un’esperienza sublime, catartica. Liberatoria oltre ogni dire.

Non importa il fine ultimo, non c’è scopo, non esiste una ragione scientifica ed esatta della liberazione. Anch’ella è, accade, si manifesta e genera impronte, di varie forme e dimensioni. Di qualcosa che non si comprende, di qualcosa che, a sua volta, esiste interiormente. Al di là di ogni pensata immagine, esiste, in profondità.

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Foto: Flying eyes, by ItyArt