Manifesto a colori

Pare che colori vivano nel bianco e
che il bianco, scomposto, generi arcobaleni.

Pare che bianco e nero siano in contrapposizione.
Pur completandosi.

Pare che ogni colore aspiri all’unicità.
Pur restando comunque e sempre colore.

E pare che non importi l’aspirazione suprema
di essere un buon colore. Un colore pastoso,
luminoso, umido e brillante.

O comunque un colore.

Non importa, no.

La mano che li mesce, sì. Importa.

E il pennello, sì. Importa.

Pare che stia a loro.

Ma che se ne farebbe poi un pennello dei suoi virtuosismi manipolatori
e la mano del fine suo movimento se poi il colore – sì,  proprio il colore –
non fosse dotato di quelle particolari caratteristiche che lo rendono

colore.

Brillante, pastoso, umido e luminoso.

E comunque colore.

Eppure, prevale la mano. E pure il pennello.
E quello che mano e pennello fan credere ai colori.

Poveri colori. Dimentichi delle loro capacità rivoluzionarie.

Basterebbe uno schizzo fuoriposto, una goccia di traverso, un inghippo nella stesura
e l’intenzione della mano e del pennello, puf, diventerebbe vana immaginazione.

Un piccolo, piccolissimo atto ribelle. Basterebbe.

Basterebbe?

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Immagine: Ity
Acrilico su carta, 21 x 30

Foglie-ItyArt-IlaryTiralongo

Foglie

Foglie sole, in bilico
raggruppate, in bilico.

Germogli, in bilico
sempreverdi, in bilico
caduche, in bilico.

Foglie e comunque foglie
aspiranti il volteggio in brezza,
il candido bacio,
il caldo guanto.

E pur sempre foglie
in bilico, in caduta
tra una prescrizione e un’ammonizione.

E comunque foglie,
cadenti, cadute
tra ritardi, errori colposi e dolosi.

E pur sempre foglie,
alla mercé del vento,
del dolo della volontà altra.

E in ogni caso
foglie
resilienti, resistenti
al richiamo del falcidiante abisso.
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Immagine: Leaves
Acrilici su carta
Formato:21 x 30

In alto le mani

Temete le pistole e i proiettili
figurati e non
verbali e non.

Indossati come pensieri
sono temibili espressioni.

Le temiamo pur vivendole.

//Nel violento inframondo non c’è spazio per//

Le intime impressioni
osteggiano
l’involuzione profonda.

“Agliordini”
è motto dominante.

“Agliordini”
è un non concetto.

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Grafica digitale: Jazz Night – Piano

 

Aprilcoat - olio e acrilico su tela - ityart

Ai tavoli

L’uomo al microfono ha cappa
e coltello. Il colletto è
piegato, bianco-umido.

Ritto, declama ordini e menzogne.

Al tavolo, una donna ordina
una sfera e un calice di vino.

E il suo cappotto è un mondo
e il suo mondo è un castello di carte
e le carte scivolano via all’incedere del vento.

Un merlo appollaiato, fischia.
“Il merlo è un corvo.”

Il corvo multicolor,
si abbina al
lombrico dal colmo ventre.

Appollaiato, canta e mente.
“La scorsa notte ero un’anima
immortale.”

La scorsa notte era un
portone chiuso.

La scorsa notte, era.

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Dipinto: AprilCoat

Olio e acrilico su tela
4 x 80 x 60 cm
Avola,  2015

La deriva della forma

Alla deriva della forma

cumulonembi in lotta,

nell’ombra la lacrima rimbalza sul tuono

 né più né meno che gocce

Nell’ombra le tracce della richiesta

vorrài, non vorrò

sarai, non sarò

Intimidisce il segno della resurrezione

una forma tra le fiamme

il dolore dell’ombra arriva dalla macchia

chiedi a chi vorrà, non vorrò

I santi marchiano a fuoco

il dolore è lo stigma dell’onta

nel peccato, la cenere é l’ombra

Immagine: Inside, ityart

Come è la terra, così è il cielo

Come è la terra, così è il cielo
In fiamme
Nell’oro rosso del pianto

Come è la terra, così è il cielo
Un’aspirazione volatile
Un salto nel buio

Come è la terra, così è il cielo
Come un balzo, di casella in casella
E il rischio di…

Come è la terra, così è il cielo
Inciampare al bordo,
Distanti la pietra, il piede e il balzo

Come è la terra, così è il cielo
In mutamento, terribile e costante

Così è il cielo, come la terra
non ci appartiene.

Immagine: Il gioco del mondo

jazz night-acrilico su carta-ilary tiralongo

Passaggi in Jazz

Immagine: Jazz Night, acrilico su carta

L’inclemenza del tempo livella l’ansia del movimento.

Indica. L’indice indica.

A ritmo. Tum, tum, tum.

L’indice indica a ritmo.

La frenesia delle estremità, dei corpi.

Il calore cromatico, i freddi.

L’inclemenza del tempo livella l’ansia del movimento.

Un braccio alzato, una schiena prona, la chioma scossa.

musica e danza spazio off- bellarte-gramaglia-tiralongo

È il passaggio dalla stasi all’aspirazione.

Di movimento, di liberazione.

È una nota lunga. Una breve, sincopata.

L’inclemenza del tempo livella l’ansia del movimento.

La sincronia dei corpi, l’equilibrio del battito –

nel passaggio violento delle cromature, delle inspirazioni.

Sta. Nelle aspirazioni.

L’inclemenza del tempo livella l’ansia del movimento.

E il passaggio diviene ritmo, rito.

Unico battito a cui tendere.

 

spazio-off-musica-danza-gramaglia-bellarte-tiralongo________________________

Immagini scattate in occasione dell’evento di Spazio OFF Musica e Danza (30/ 08/ 2020).

Arte che rilassa_ corso_noto

L’arte che rilassa

Motivate dall’idea di combinare le tecniche di rilassamento del training autogeno e la capacità catartica dell’espressione artistica, in collaborazione
con la Dott.ssa Martina Caruso, abbiamo ideato il corso

“L’Arte che rilassa: training autogeno e arte introspettiva”

Il corso è indicato per chiunque desideri migliorare il proprio equilibrio psico-fisico. Aiuterà, infatti, ad accrescere la comprensione di se stessi e delle proprie emozioni, a raggiungere uno stato di profondo benessere interiore e a gestire situazioni di stress, ansia e difficoltà.

E’ previsto un ciclo di sei incontri di gruppo che avrà luogo presso il Centro di Formazione per la danza contemporanea Spazio Danza (Noto, Sr).

Chiunque fosse interessato, potrà contattarci tramite:

mi scusi - ityart - indice questionante -

Mi scusi…?

Immagine: Excuseme?, ityart

Salve, scusi il disturbo ma avvertirei l’impellente urgenza di comunicare.

Forse sembrerà strano il condizionale ma, spesso, sono proprio le condizioni a stimolare le migliori espressioni. O così dicono.

A tal proposito, vorrei poter comunicare una certa urgenza o meglio, vorrei, con urgenza, poter comunicare di volere. Sì, volere.

E’ cosa nota e diffusa, per cui, eccomi qui.

In particolare, vorrei poter dire che volendo si potrebbe voler volare su liberi campi.

Vorrei poter aggiungere che il voler volare su liberi campi non causerebbe crampi e che il volo, funesto affatto, produrrebbe vorticose gioie.

A virtuosi e non.

Vorrei poter, inoltre e mio malgrado, evidenziare che chiunque vortichi verso i citati liberi campi non giungerebbe ai noti Elisi, salvo a saltar per franche vie. 

Perciò, nulla. Vorrei poter esclamare che il “voler volare” è cosa diffusa e che su “liberi campi” è cosa permessa.

Ampiamente. Vorrei.

Ahi noi. Vorrei ma non potrei. Non potendo, non dirò.

Ma, che si sappia, vorrei davvero.