Pare che colori vivano nel bianco e
che il bianco, scomposto, generi arcobaleni.
Pare che bianco e nero siano in contrapposizione.
Pur completandosi.
Pare che ogni colore aspiri all’unicità.
Pur restando comunque e sempre colore.
E pare che non importi l’aspirazione suprema
di essere un buon colore. Un colore pastoso,
luminoso, umido e brillante.
O comunque un colore.
Non importa, no.
La mano che li mesce, sì. Importa.
E il pennello, sì. Importa.
Pare che stia a loro.
Ma che se ne farebbe poi un pennello dei suoi virtuosismi manipolatori
e la mano del fine suo movimento se poi il colore – sì, proprio il colore –
non fosse dotato di quelle particolari caratteristiche che lo rendono
colore.
Brillante, pastoso, umido e luminoso.
E comunque colore.
Eppure, prevale la mano. E pure il pennello.
E quello che mano e pennello fan credere ai colori.
Poveri colori. Dimentichi delle loro capacità rivoluzionarie.
Basterebbe uno schizzo fuoriposto, una goccia di traverso, un inghippo nella stesura
e l’intenzione della mano e del pennello, puf, diventerebbe vana immaginazione.
Un piccolo, piccolissimo atto ribelle. Basterebbe.
Basterebbe?
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Immagine: Ity
Acrilico su carta, 21 x 30