graticola-acrilico su carta-ityart

MDC

Trovare l’angolo esatto,
il frammento di stoffa
ove il tondo comodamente poggia
e le parallele s’allineano
verticali e inclini alla genuflessione.

Trovare l’angolo
stare, resistere.
Resistere e scalpitare.
Resistere, scalpitare, stare.

Sogghignare nella stasi.
Una smorfia di supremo disinteresse.
Manifesto indifferente e opportunista.

Trovare l’angolo,
quello esatto
ove posare le terga
e sollevarle mai.

Incurante. Di tutto.
Indifferente. A tutti.

Una porzione minoritaria dettata dal caso.
“Chi ha due non gioca più” – diceva il saggio.

Minimi Denominatori Comuni eternamente ritornanti
a sfregio della collettività.

In barba al lutto.

Pretenziose, vanesie piume su rotolanti macerie.

Chi ha due non gioca più.

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Immagine:
“Graticola”, acrilici su carta, ago e dita – formato A4. © ityart

FQ: Crisi di Governo

Il lungo sonno

Camminare nel buio

reiterare il lungo sonno

senza maschera la visione svanisce

//  seppellire il respiro svanendo e sbiadendo //

 

Perché non oltrepassare la soglia?

// Sangue nel sangue. //

 

Prendi la mano e vivi

– vivi ancora e non sarai dimenticato –

cammina tra loro, cammina tra noi

// ottieni un punteggio. //

 

Non puoi essere dimenticato – // Non vuoi essere dimenticato //

Camminano sotto raggio – // Cammini sotto raggio //

Nascondendosi nel buio – // Nascondendoti nel buio //

Tutti – // Tu //

 

Camminano nel buio – tutti

respirano il lungo sonno – tutti

 

Volte acute su cieli aperti – // parole vuote indicano l’abisso //

rinominare la terribile angustia

// sangue nel sangue //

 

E poi glaciale e sbiadito – // a tentoni nel buio //

non morirai

// sangue nel sangue //

al buio

// respirare il lungo sonno //

sangue nel sangue.

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Dipinto: Ritratto (non disponibile)
Olio e acrilici su tela

Proletariato-ityart-ilary tiralongo-dipinto

Proletariato

Il futuro di un dito nell’oscillare del polso –

agli incroci, le notti sono parte del quadro.

 

Strappare il velo con lame di ghiaccio:

il portatore di luce

ha 100 mila fogli color petrolio

li strappa e sparge in 100 mila pezzi

e tutti cantano il proprio motivo

 

e l’astenia è una macchia cremisi

su superfici candide che si espande ed espande

verso il tetto

 

e riempie la sanguigna volta

e le campane suonano, e tutti oscillano

alla viscosità eterna.

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Immagine: Proletariato
Olio e acrilici su tela

Carnival-acrilico su carta-ityart.com

L’acrobata

I.

Una girandola sull’asse verticale,
allarga le estremità superiori e alza il capo,
il sole la riscalda, il cielo un mare abbagliante.

Una pioggia di colori e suoni invadono i suoi sensi,
frenesia e concitati respiri, putti in ascesa e
coriandoli febbrili.

Un esercizio aereo,
una pioggia dorata.

Il corpo come spire, lo spirito una nuvola.

II.

Una nuvola cammina su pezzi di vetro.
Dicono sia fatta di piume.
Dicono il suo fulcro sia una gabbia e
che lì abbia la sua ispirazione.

La gabbia è fatta di acciaio,
contiene un ramo.

III.

Un ramo dimora in una gabbia d’acciaio
ed è secco.

IV.

La girandola sull’asse verticale,
allarga le estremità superiori e alza il capo,
il sole la riscalda, il cielo un mare abbagliante.

Vortica la girandola
e il suo momento è una costante.

V.

Una girandola vortica sull’asse verticale,
il sole la riscalda, il cielo è un mare abbagliante.

VI.

Una girandola
allarga le estremità superiori, alza il capo,
respira.

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Dipinto: Carnival
Acrilici su carta, 21×29,7

Manifesto a colori

Pare che colori vivano nel bianco e
che il bianco, scomposto, generi arcobaleni.

Pare che bianco e nero siano in contrapposizione.
Pur completandosi.

Pare che ogni colore aspiri all’unicità.
Pur restando comunque e sempre colore.

E pare che non importi l’aspirazione suprema
di essere un buon colore. Un colore pastoso,
luminoso, umido e brillante.

O comunque un colore.

Non importa, no.

La mano che li mesce, sì. Importa.

E il pennello, sì. Importa.

Pare che stia a loro.

Ma che se ne farebbe poi un pennello dei suoi virtuosismi manipolatori
e la mano del fine suo movimento se poi il colore – sì,  proprio il colore –
non fosse dotato di quelle particolari caratteristiche che lo rendono

colore.

Brillante, pastoso, umido e luminoso.

E comunque colore.

Eppure, prevale la mano. E pure il pennello.
E quello che mano e pennello fan credere ai colori.

Poveri colori. Dimentichi delle loro capacità rivoluzionarie.

Basterebbe uno schizzo fuoriposto, una goccia di traverso, un inghippo nella stesura
e l’intenzione della mano e del pennello, puf, diventerebbe vana immaginazione.

Un piccolo, piccolissimo atto ribelle. Basterebbe.

Basterebbe?

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Immagine: Ity
Acrilico su carta, 21 x 30

Foglie-ItyArt-IlaryTiralongo

Foglie

Foglie sole, in bilico
raggruppate, in bilico.

Germogli, in bilico
sempreverdi, in bilico
caduche, in bilico.

Foglie e comunque foglie
aspiranti il volteggio in brezza,
il candido bacio,
il caldo guanto.

E pur sempre foglie
in bilico, in caduta
tra una prescrizione e un’ammonizione.

E comunque foglie,
cadenti, cadute
tra ritardi, errori colposi e dolosi.

E pur sempre foglie,
alla mercé del vento,
del dolo della volontà altra.

E in ogni caso
foglie
resilienti, resistenti
al richiamo del falcidiante abisso.
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Immagine: Leaves
Acrilici su carta
Formato:21 x 30

Il coniglio lunare

Dicono che la Luna contenga un dio
e che quel dio sia un coniglio.

Dicono che il coniglio sia un sacrificio.
Dicono si sia sacrificato.

Per il benessere altrui, per puro altruismo.

Dicono che il dio-coniglio si sia sacrificato
e che per il suo sacrificio la Luna è diventata sua dimora.

Perché gli uomini ricordino,
perché gli uomini capiscano.

L’abnegazione, l’altruismo.
E la loro importanza.

Dicono che il coniglio ci dia le spalle.
E che le sue lacrime riempiono crateri.

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Immagine: Rabbit, acrilici e inchiostro su cartone (11×11)

Nota: nelle culture mesoamericane, così come nei miti orientali esistono diverse leggende che parlano del sacrificio del coniglio.
Alcune di queste spiegano le pareidolie lunari (il vedere la forma di un coniglio nelle sfumature scure dei crateri lunari).

In alto le mani

Temete le pistole e i proiettili
figurati e non
verbali e non.

Indossati come pensieri
sono temibili espressioni.

Le temiamo pur vivendole.

//Nel violento inframondo non c’è spazio per//

Le intime impressioni
osteggiano
l’involuzione profonda.

“Agliordini”
è motto dominante.

“Agliordini”
è un non concetto.

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Grafica digitale: Jazz Night – Piano

 

Aprilcoat - olio e acrilico su tela - ityart

Ai tavoli

L’uomo al microfono ha cappa
e coltello. Il colletto è
piegato, bianco-umido.

Ritto, declama ordini e menzogne.

Al tavolo, una donna ordina
una sfera e un calice di vino.

E il suo cappotto è un mondo
e il suo mondo è un castello di carte
e le carte scivolano via all’incedere del vento.

Un merlo appollaiato, fischia.
“Il merlo è un corvo.”

Il corvo multicolor,
si abbina al
lombrico dal colmo ventre.

Appollaiato, canta e mente.
“La scorsa notte ero un’anima
immortale.”

La scorsa notte era un
portone chiuso.

La scorsa notte, era.

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Dipinto: AprilCoat

Olio e acrilico su tela
4 x 80 x 60 cm
Avola,  2015

La deriva della forma

Alla deriva della forma

cumulonembi in lotta,

nell’ombra la lacrima rimbalza sul tuono

 né più né meno che gocce

Nell’ombra le tracce della richiesta

vorrài, non vorrò

sarai, non sarò

Intimidisce il segno della resurrezione

una forma tra le fiamme

il dolore dell’ombra arriva dalla macchia

chiedi a chi vorrà, non vorrò

I santi marchiano a fuoco

il dolore è lo stigma dell’onta

nel peccato, la cenere é l’ombra

Immagine: Inside, ityart