Momenti

Il momento in cui capiamo di rientrare in una definizione
è, a volte, il momento in cui realizziamo d’essere stati definiti
da altr* per ciò che una macro-struttura, apparentemente solo esterna e che si ripropone
nei tempi e in certe geografie, vuole che siamo.

E nel dirci cosa siamo, ci dice soprattutto cosa/chi non dobbiamo essere.
Cosa/chi è sbagliato essere.

Spesso, accettiamo l’imposizione senza domandarcene la ragione,
i perché, la correttezza. Senza chiederci “è davvero così?”.
Senza metterne in dubbio la fissità – “deve per forza essere così?”

Non possiamo – non c’è consapevolezza.
Non vogliamo – non c’è volontà.

Il momento in cui percepiamo la veste che ci viene imposta
come non adatta, a volte, è anche il momento in cui iniziamo
a vedere le imposizioni altre. I vestiti troppo stretti o
troppo larghi. Troppo stinti o senza colori.

La percezione e l’osservazione, però, sono solo un primo passo d’un processo uroborico.
Il secondo, la comprensione.
Il terzo, il sovvertimento…

Di sé, per iniziare.
Del resto, per continuare.

Il momento in cui realizziamo di essere tutt* parte di un sistema
escludente, ingiusto, prevaricante, oppressivo e colonizzante deve diventare
il momento in cui, il più possibile e non a volte, decidiamo di agire per cambiare
paradigmi, allargare le geografie e considerare ogni corpo come corpo
abitato, abitabile e resistente.

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Letture consigliate: “Decolonialità e privilegio” – Rachele Borghi
In foto: “The wind of revolution” (oli e acrilici su carta da imballaggio)

Granelli

Piccole dune subacquee …
Un granello più scuro, uno
più chiaro

Quanti, in una porzione?

L’ombra scurisce ma non offusca.

La silenziosa bellezza sta, eppure muta
costantemente
in sé e nel tutto

Ora incorniciata da motivi solari,
cambia al passo dell’onda.

Un rombo,
una linea,
un arcobaleno

E ancora l’onda avanza

E ancora, l’onda si ritrae

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Si consiglia d’ascoltare il canto delle onde (qui o altrove)
Dipinto: “‘A beccaficu”, acrilico e china su cartoncino (A4)

Attieniti al piano

Largamente stare
e più ancora sopravvivere
nel ristretto libero vicolo
con l’illusione di
con il pensiero di

!Nessun re, nessun sovrano!

Dà un’occhiata
prendi l’arma
esplodi nello sdegno

//Attieniti al piano
asseconda la marcia
attieniti al piano
suona la marcia//

Nel ristretto libero vicolo
le foglie sono larghe e gli
steli alti, la rosa spina
t’assopirà al tocco

//Attieniti al piano
asseconda la marcia
attieniti al piano
suona la marcia//

Un gioco di specchi
dove il riflesso è ombra
pensata, costruita, diluita

In frantumi, il vetro acquista
consistenza,
verità

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Immagine: “JN3” (digitale)

Un germoglio

Piccoli universi coesistenti
collidenti

Piccoli universi raccolti,
conchiusi

Nel nero, per l’azzurro

Il germogliare come atto
rinnovante dell’universo,
della parete, del loro insieme

Un germoglio è il braccio
che fuoriesce dal vuoto e
stirandosi sviluppa la sua celeste
propensione

Un germoglio è l’istinto
sopravvivente che prende forma
in atto, limpido e netto

Un germoglio come conferma
della complessità –
piccolo universo in un palmo,
tra pareti

Un germoglio – o più –
dal nero per l’azzurro

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Dipinto: “Natura morta”
[acrilici su carta]

Stimoli

Non c’è luogo in cui andare.
Prima che sappia, oh che tu sappia
che non c’è fine al di là della montagna
ricorda che non importa
la spina o la spinta del vento.

Troppo legato alla gabbia,
non c’è luogo in cui la lotta possa condurti.

Ricorda:
la spina è il lampo conficcato nella carne.

Senti quel che devi,
separi il superfluo,
dimentichi te stesso
nell’oppressione del cuore.

Non c’è luogo in cui andare,
non c’è fine al di là della montagna,
non importa la spinta del vento.

La spina sarà sempre lampo
e la carne lacerata
sanguinerà il verbo dell’eterno.

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Quadro: “Marie in Caravelle” – ityart – collezione privata

Parole e silenzi

Le parole contano.

L‘importanza di ogni parola è racchiusa nelle sillabe che la compongono. Una parola ha importanza in quanto parola. Quando una parola è unita ad altre parole per comporre frasi e discorsi, ecco che la sua valenza si moltiplica e acquisisce ulteriore valore e forza.

Se una parola, una frase o un discorso acquisiscono importanza e forza, subentra un terzo valore: l’impatto. Diretto, verso chi ascolta, e riflesso o di rimbombo, per chi quella parola, frase o discorso pronuncia.

C’è poi un altro elemento da considerare, ed è il mezzo. Il mezzo è una delle variabili che permette all’impatto di essere o meno massivo.

Parola – Importanza – Valore – Forza – Impatto – Mezzo

Altro notevole elemento è la qualità del pronunciato. Il concetto di qualità può essere valutato da un punto di vista oggettivo (struttura del discorso, capacità espositiva, etc…) o soggettivo. Tra le categorie soggettive, limitiamoci a considerare le due basiche “positiva” e “negativa” assumendo che entrambe qualifichino gli effetti o conseguenze sugli ascoltanti.

Prendiamo quindi l’incitamento all’odio, comprensivo di ogni sua declinazione. Possiamo dire, senza (forse) suscitare troppe contestazioni, che l’incitamento all’odio genera effetti negativi sulle categorie oggetto del rigurgito violento e sullo stesso produttore di odio – il climax è crescente.

Al contrario, la difesa di una categoria sarebbe da considerare, in sé, positiva in quanto volta alla tutela di chi a quella categoria appartiene.

Gli effetti positivi o negativi di espressioni pronunciate, per dire, da un politico hanno la capacità di incidere concretamente sulle esistenze dei cittadini che dovrebbe rappresentare. E per tale ragione, il politico (in sé mezzo privilegiato) dovrebbe calibrare bene il tono e la narrativa dei discorsi considerando l’impatto, la forza e l’importanza delle parole – e dei silenzi.

Un esercizio non da poco.

Un personaggio noto non ha la forza potenzialmente incidente (nel concreto) di un politico ma detiene una potenza comunicativa tale da raggiungere più persone e a un livello emozionale, intimo. Quando un personaggio noto si schiera pubblicamente lanciando un messaggio politico, le parole acquisiscono l’importanza svelante della verità.

A questo punto, porsi delle domande è più che lecito:

  1. Dovevamo aspettare la venuta di un personaggio noto perché si parlasse chiaramente e in prima serata delle sconcertanti e gravi parole di odio gratuitamente rivolte da membri del ‘Carroccio’ ai cittadini?
  2. Dovevamo aspettare la venuta di un personaggio noto perché si sbugiardasse apertamente il mal funzionamento di un sistema basato su beceri equilibri di potere?

E ancora:

  1. Può un organo di servizio pubblico, pagato dai contribuenti, essere ancora espressione di un sistema genuflesso alla spartizione di potere tra partiti?
  2. Può essere espressione di uno stato democratico il tentativo di limitare la libertà di espressione e parola di un suo cittadino?
  3. Può ancora un “politico” pronunciare un discorso di vero interesse politico-sociale?
  4. Può ancora un partito prendere una posizione seria, valevole e forte?

Le parole contano. E pure i silenzi.

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Immagine: Angry watcher – ItyArt

Sottacqua

Sagome sulle sponde

Lungo il bordo
il candore spumoso

Ombre tra le ombre
l’oscurità odono
e il vociare dei flutti

Chiedono ascolto
e umanità

Nella comune indifferenza,
arde la pelle e salino
si fa lo sguardo

Nella dolosa e apicale indifferenza,
la schiena è contratta e la mano
stirata

Quali figli, quali fratelli

Chi un tempo amico e parente
è oggi numero per civici sommersi

Date le coordinate a chi vorrà donare un fiore
Segnate le mappe con i nomi degli scomparsi
Il cimitero più affollato al mondo è un mare chiuso
avido e insaziabile.

Sagome sul fondale.

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Immagine: “Under the sea” [acrilici su carta, 21×29] 

Teneramente

Il rotolare del ciottolame
lo scrosciare dei passi
a occhi chiusi e visi sospesi

sono voce mielata, burro caldo
su toast fragranti

Teneramente

Una foglia tra i palmi,
una coda che batte

sono cuore colmo e
spalle a farfalla

Teneramente

Una luce soffusa,
l’azzurro marino
il controcanto celeste

sono respiro profondo e
vivi sorrisi

Teneramente

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Immagine: Jazz-Night 5 (digital painting) – ItyArt
Per raggiungere il mood adatto alla lettura, si consiglia di ascoltare Ella Fitzgerald e Louis Armstrong.

Ofelia

Mia cara sorella
sento il sale delle tue guance
e l’ardito battere nel petto

Mia cara amica
odo i passi tuoi veloci
e leggeri scivolare in corsa
per i verdi prati

Mia cara compagna
sento, ancora, il pulsare
feroce delle tempie tue
in ebollizione

Mia cara, carissima vicina
avverto lo scrosciare dell’acqua
e il tonfo sordo del corpo tuo
sprofondare tra i flutti

Mia cara e sempre carissima
chiaramente vedo e sento
le libellule ronzare su ninfee
e fiori che teneri incorniciano
il candore tuo virginale

Mia cara, infinitamente cara
orchidea, ormai fiore tra fiori,
accolgo il tuo profumo come emanazione
ultima della tua essenza.

Riposa e in pace fluttua
per noi, tutte.

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Dipinto: “Ofelia” [olio e acrilico su tela, 40×50] – ItyArt

Notturno

Dai boschi, quando cala la notte,
i rossi e i verdi incantano i viandanti.

I solchi nel fango sono ora le ombre
dei morti.

Cosa faranno della loro preziosa compagnia,
le ombre, i passi…?

Quando cala la notte, nei boschi,
i rossi e i verdi intonano legami
profondi, tentano le fedi.

Sullo sfondo, puoi sentirli ridere.
Nel profondo, riconosci la loro attesa.

Prendi la mano, allora, e cammina sotto
le luci brillanti, inoltrati nei verdi,
carezza i rossi.

Siamo i solchi che accompagnano le
anime perdute.

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Immagine: “Lucciola” (acrilici su carta assorbente, formato A4)